International Communist Party Sulla questione sindacale


Le lotte dei lavoratori e il tradimento opportunista indicano la necessità del risorgere degli organismi economici di classe

(Il Partito Comunista, n.10, 1975)

In tutte le categorie di lavoratori, anche in quelle che si potevano ritenere meglio retribuite, il valore del salario è drammaticamente ridotto. L’inflazione ha spesso annullato ogni premio sulla paga di pura sopravvivenza delle famiglie operaie. Mentre lo spettro della disoccupazione contribuisce ad intimorire la combattività dei lavoratori, molti contratti di lavoro anche nel pubblico impiego vengono disattesi oppure se ne ritarda l’applicazione a tempo indefinito.

Il bisogno incalza. Istintivamente i proletari si rivolgono a quella che dovrebbe essere la loro organizzazione di difesa economica contro l’egoismo del Capitale, chiedendo di essere mobilitati, che il sindacato si faccia portavoce delle richieste operaie e della decisione a lottare. Ma quei lavoratori che, appellandosi ai propri dirigenti sindacali, hanno sollecitato direttive di lotta, si sono trovati di fronte una banda di carrieristi, politicanti corrotti, che con ogni mezzo hanno cercato di frenare, deviare, sabotare ogni azione, sempre disposti ad accusare i proletari più combattivi e a difendere il padrone. Tutti i mezzi sono buoni dalla menzogna alle manovre, dalla corruzione all’intimidazione per non organizzare uno sciopero, per allontanare dalla milizia sindacale tutti gli operai che non si piegano alla loro politica di collaborazione. Il rappresentante della base che non voglia tradire chi lo ha eletto trova nei dirigenti sindacali dei nemici dei quali diffidare e con i quali scontrarsi al pari che col padrone.

Di fronte a questa situazione, che vede l’organizzazione operaia infeudata completamente a una politica di difesa del sistema capitalistico, della sua economia, delle sue istituzioni, e perciò rivolta contro la stessa difesa delle condizioni immediate di vita, i lavoratori cominciano a reagire costretti a farlo dal peggioramento continuo delle loro condizioni economiche.

Riportiamo in queste pagine alcuni esempi della politica sindacale ufficiale e delle prime reazioni ad essa da parte di gruppi ancora ristretti di lavoratori di alcune categorie. Non sono i soli episodi, né del tradimento opportunista, né delle reazioni ad esso in senso classista. Anzi, l’opposizione operaia alla politica tricolore dei sindacati si esprime in molteplici forme; si esprime contemporaneamente all’interno ed all’esterno delle organizzazioni ufficiali, nelle assemblee e nelle manifestazioni sindacali che i bonzi sono costretti loro malgrado ad indire, come nel sorgere sempre più frequente di organismi operai spontanei (CUB, collettivi operai, comitati, ecc.) che nascono sui posti di lavoro o all’interno di alcune categorie per lottare in opposizione e al di fuori degli organismi sindacali ufficiali. È il caso dei tranvieri milanesi o dei lavoratori della scuola o dei disoccupati napoletani, le cui agitazioni in difesa delle loro condizioni di vita e di lavoro vengono apertamente sconfessate dai sindacati ufficiali.

È il caso recentissimo del personale di volo e di assistenza al volo dell’Alitalia il cui sciopero è stato definito dai bonzi “un atto di grave irresponsabilità”.

Il Partito, mentre saluta con entusiasmo queste prime reazioni della classe operaia al tradimento opportunista ed impegna tutte le sue forze a sostenerle e a potenziarle, riconoscendovi i primi sintomi della ripresa del moto di classe, indica la necessità che essi tendano a riunirsi e a fondersi in un movimento generale di opposizione sindacale, che deve condurre al risorgere di organismi di difesa economica veramente legati agli interessi della classe, al risorgere dei sindacati di classe, armi della classe operaia nella lotta contro il padronato e contro lo Stato capitalistico.

Questo sia nel caso in cui l’opposizione operaia alla politica tricolore possa svolgersi all’interno delle organizzazioni sindacali attuali, sia nel caso che essa sia costretta a svolgersi al di fuori e contro di esse. L’organizzazione di tutti gli operai che si pongono contro il disfattismo opportunista è necessaria come è necessario il collegamento di una rete sempre più fitta ed estesa degli organismi operai di opposizione sindacale, i quali devono, pur partendo dalle esigenze immediate degli operai di una fabbrica e di una categoria, e proprio per poter efficacemente difendere queste stesse esigenze, elevarsi alla visione della necessità del risorgere, alla scala generale della classe operaia, di organismi economici veramente classisti e di indirizzare a questo scopo i loro sforzi e la loro azione.

Su questa strada il Partito indica agli organismi operai che spontaneamente sorgono due pericoli concomitanti che devono essere evitati. Il primo è quello del loro chiudersi sulla base della adesione a determinati indirizzi politici, mentre è necessario che essi accolgano tutti quegli operai, a qualsiasi ideologia o posizione politica appartengano, che si pongono sul terreno della difesa senza quartiere delle loro condizioni di vita e di lavoro contro il padronato, lo Stato, e la politica tricolore dei sindacati attuali.

Il secondo pericolo è rappresentato dalla tendenza a concepire i propri compiti come un superamento della funzione sindacale stessa, a concepire sé stessi come forme superiori e sostitutive della organizzazione sindacale operaia, che potrebbe tranquillamente essere lasciata nelle mani dei bonzi opportunisti, isolandosi così in una specie di spontaneismo trionfalistico. Deve essere chiaro a tutti i lavoratori che si pongono su questo terreno che, se essi sono costretti ad organizzarsi dal di fuori delle organizzazioni sindacali ufficiali, è proprio perché l’essenziale funzione della difesa sindacale viene da queste organizzazioni tradita e si tratta di riaffermare la inderogabile necessità per tutti i proletari di lavorare a ricostituirla strappando all’opportunismo le sue posizioni in seno alle organizzazioni operaie.

Se gli operai sono costretti a difendere il loro pane quotidiano contro le stesse organizzazioni sindacali ufficiali, questi loro tentativi non indicano affatto la scoperta di nuove e superiori forme che “farebbero a meno” del sindacato ma, al contrario, la necessità del risorgere del sindacato di classe. Dimostrano non la forza della classe operaia che enuclea forme “superiori” di lotta e di organizzazione ma, al contrario, la debolezza della classe che si è lasciata strappare dalle mani in 50 anni le sue stesse organizzazioni di difesa economica e che oggi è costretta a procedere alla loro riconquista e alla loro ricostituzione.

Creazione ed organizzazione – all’interno e all’esterno delle attuali organizzazioni sindacali tricolore – di organismi aperti a ogni e qualsiasi operaio, sulla base delle rivendicazioni che corrispondono alla difesa delle condizioni di vita e di lavoro contro la pressione capitalista; riunione di questi organismi in una generale opposizione classista alla politica sindacale opportunista, in vista del risorgere della rete associativa economica della classe operaia.

Questa è la parola d’ordine del Partito a tutti i proletari.