International Communist Party Sulla questione sindacale
 

Riunione di lavoro del 30 aprile - 1° maggio
Organismi sindacali di classe

(da “Il Partito Comunista”, n.34 1977)



Partendo da un preciso esame del “Che fare?” e degli altri testi di Lenin contro l’economismo, il rapporto ha messo in rilievo come la coscienza dell’azione e dell’organizzazione sindacale, che è generata nei proletari spontaneamente, cioè dalle loro stesse condizioni materiali, costituisca la base prima ed insostituibile della lotta di classe. Ma, nello stesso tempo, costituisce anche il punto più alto di coscienza a cui gli operai, presi nel loro insieme, possono giungere.

Dalla coscienza sindacale alla coscienza politica rivoluzionaria c’è un salto  che è il salto fra organismi operai economici, caratterizzati dal fatto di essere operai e di poter mobilitare nell’azione di difesa immediata delle condizioni materiali il maggior numero possibile di proletari indipendentemente dallo loro ideologia ed affiliazione politica, ma sulla base di una situazione materiale comune, e organismo del Partito caratterizzato invece dalla adesione e disciplina di tutti i suoi membri a una precisa teoria, a un programma, a un blocco omogeneo di posizioni che rappresentano le lezioni dell’esperienza storica del proletariato mondiale.

La storia insegna che il proletariato, unito negli organismi economici e perfino nei Soviet può non essere rivoluzionario, può trovarsi al seguito di ideologie borghesi e piccolo borghesi. Perché il proletariato possa passare dalla lotta puramente difensiva a quella offensiva dell’attacco contro lo Stato borghese è necessaria la presenza dell’organismo Partito, l’unico organismo di classe dotato di coscienza storica, generale e finalistica. L’organismo sindacale inquadra perciò tutti i lavoratori disposti a difendersi contro le pressioni padronali sulla base della loro posizione materiale ed indipendentemente dalle loro idee. Il Partito riunisce tutti coloro che, proletari o non proletari, accettano totalmente ed integralmente le posizioni del marxismo rivoluzionario e le lezioni che esso ha tratto da oltre un secolo di battaglie proletarie.

La deviazione degli economisti combattuti da Lenin consisteva proprio nella pretesa che dalla coscienza, comune a tutti gli operai combattivi, di organizzarsi per difendere le proprie condizioni di vita, si arrivasse spontaneamente alla coscienza rivoluzionaria, mentre essa è patrimonio del Partito che la importa negli organismi proletari dall’esterno.

Ai primi nuclei proletari che si mettono sul terreno della difesa delle loro condizioni contro la politica traditrice dei vertici sindacali tricolore, il Partito indica dunque la strada del rafforzamento dei legami con i loro compagni di lavoro, all’interno e all’esterno dei sindacati ufficiali, dell’organizzazione stabile e di un piano di azione pratica capace di mobilitare la massa dei lavoratori salariati disposti a battersi, di non dividerli, ma di unirli sulla base delle comuni necessità materiali e indipendentemente dalle ideologie e dalle rispettive posizioni politiche. Questi nuclei devono cioè agire nella direzione del ricostituirsi dei necessari organismi economici di classe, forti per l’adesione di grandi masse di proletari e aperti a tutti gli operai.

Questi organismi, mentre condurranno la lotta di difesa economico-sindacale contro il padronato e lo Stato, diventeranno le leve potenti della rivoluzione futura solo se al loro interno prevarrà l’indirizzo rivoluzionario del Partito. E ciò non significa che tutti i loro aderenti riconosceranno le posizioni del Partito o acquisteranno la coscienza comunista, né tanto meno che essi si chiuderanno all’adesione dei proletari ‘non rivoluzionari’. L’indirizzo del Partito prevarrà in quanto esso si presenterà agli operai organizzati sindacalmente come l’unica strada pratica percorribile per difendere efficacemente il pezzo di pane, perché il Partito avrà saputo approfittare di tutti gli episodi e le esperienze della lotta dei proletari stessi per dimostrare la validità unica del suo piano di azione e per arruolare nella rigida e centralizzata organizzazione del Partito i migliori proletari, i più combattivi, i più coscienti.

Non si avrà mai (è vecchia ubbìa anarchica!) un sindacato rivoluzionario, cioè un organismo sindacale i cui membri siano tutti pervenuti alla coscienza rivoluzionaria o che escluda tutti i lavoratori “non rivoluzionari”. Si avrà, come sempre, il proletariato costretto a difendere il suo pane quotidiano e a questo scopo organizzato in sindacati all’interno dei quali lavora e si rafforza con l’afflusso di sempre nuovi e combattivi elementi la frazione comunista, organo del Partito. Finché sarà possibile ad esso far prevalere, contro altri piani e altre impostazioni, il suo piano pratico di azione e i suoi metodi come gli unici riconosciuti adatti all’efficacia della lotta stessa che gli operai hanno intrapreso. Anche allora il sindacato economico non diventerà il Partito, ma la leva potente di cui il Partito si servirà per mobilitare le masse proletarie verso il fine dell’attacco rivoluzionario al potere borghese e della affermazione della dittatura di classe.