Partito Comunista Internazionale Indice - numero precedente - successivo
"COMUNISMO" n. 91 - settembre 2021 - Anno XLIII
aggiornato all’ 8 ottobre 2021
 
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Lenin centralista organico

Il centralismo organico in Lenin, nella Sinistra e nella vita reale del partito
 

Dall’Archivio della Sinistra:

– Settembre 1902, Lenin, “Lettera a un compagno sui nostri compiti organizzativi”

– Febbraio 1924, da Conferenza a Roma, “Lenin sul cammino della rivoluzione”

– Novembre 1964, “Il Programma Comunista” n. 22, “Appunti per le tesi sulle questioni di organizzazione”

 






Lenin centralista organico

 

 
– Dall’Archivio della Sinistra

I tre testi che seguono si resero necessari in altrettanti momenti della storia del partito particolarmente delicati relativamente alla definizione della sua strutturazione interna. Il primo, di Lenin, “Lettera a un compagno sui nostri compiti organizzativi”, del 1902, precedette di poco il secondo congresso del POSDR, nel periodo della sua formazione. La conferenza alla Casa del Popolo di Roma, tenuta il 24 febbraio 1924, pochi giorni dopo la morte di Lenin, mostrava anche la preoccupazione per l’orientamento della Centrale di Mosca che aveva portato l’anno prima al passaggio della guida del partito italiano dalla Sinistra ai Centristi. Gli “Appunti per le tesi sulla questione di organizzazione”, del 1964, sorsero per riconfermare la piccola compagine comunista di allora su come deve e dovrà funzionare il partito della rivoluzione mondiale.

Il primo e il terzo di questi testi sono qui ripubblicati integralmente, della Conferenza del 1924 solo il capitolo “La funzione del capo”.



– Lenin, settembre 1902
Lettera a un compagno sui nostri compiti organizzativi

La “Lettera” segue di qualche mese la pubblicazione del “Che fare?”. La pubblichiamo qui per intero perché nel rapporto cui l’alleghiamo è stato possibile inserirne solo qualche citazione più significativa.

Era la risposta a una lettera del socialdemocratico di Pietroburgo A. A. Shneyerson (Yeryoma) che criticava l’organizzazione del lavoro del partito in quella città. Il compagno dopo il secondo congresso si schiererà con i menscevichi.

Lenin coglie l’occasione per tornare a meglio spiegare quali sono, o dovrebbero essere, i rapporti interni e il funzionamento del partito, vi descrive praticamente e nei dettagli la sua concezione del partito, oltre la definizione generale che può aversi in delle tesi. Il testo fu diffuso a Pietroburgo al culmine della lotta contro gli “economisti”. Fu ciclostilato, copiato a mano e distribuito tra i socialdemocratici della città. Nel giugno 1903 fu pubblicato illegalmente in opuscolo dalla Lega Socialdemocratica Siberiana con il titolo di “Sul lavoro rivoluzionario nelle organizzazioni del POSDR (Lettera a un compagno)”.

Nell’opuscolo sono sottolineati alcuni punti di grande importanza: si inizia lamentando «l’applicazione inopportuna ed esagerata del principio elettivo», e «l’estraniamento degli operai dall’attivo lavoro rivoluzionario»: dimentica la democrazia, quindi, compagno, e concentrati sul lavoro. Nessun formalismo nella scelta dei compagni per le diverse funzioni.

«Le “riunioni di discussione” non sono affatto necessarie, perché farne una istanza speciale? Potremo avere discussioni esaurienti fra tutti i militanti del partito senza creare istanze ingombranti».

Gli statuti sono inutili e possono essere meglio sostituiti da rapporti regolari: non sul programma, ma sulle cose da fare. Basta che i compagni corrispondano col centro (Iskra).

Tutto il testo – parola per parola una palese anticipazione delle nostre tesi sul centralismo organico – è una ferma difesa del più rigoroso centralismo, sia teorico: «Il quotidiano Iskra è il centro principale del Partito», sia operativo: «il Comitato deve avere sempre e assolutamente il diritto d’inviare un suo delegato in ogni gruppo, sottogruppo o circolo».

Ma «per centralizzare la direzione del movimento dobbiamo decentralizzare quanto più è possibile la responsabilità di ogni singolo militante; questa decentralizzazione è una condizione necessaria della centralizzazione rivoluzionaria e il suo indispensabile correttivo».

Infine Lenin osserva che, di fatto, nel partito «i dissensi e i conflitti seri non sono risolti con le votazioni “secondo statuto”», ma «con la lotta interna e minacciando di andarsene». Ancora quindi rigetto del metodo democratico.
Qui annotiamo, primo, che questa “lotta”, con opposizione di tesi a tesi, era allora resa necessaria, come fu ancora in tutta la Terza Internazionale, da una residua immaturità del programma del movimento riguardo le questioni della tattica. Queste incertezze sulle direttive pratiche del partito da allora si sono, per l’accumularsi di esperienze storiche, notevolmente ridotte, vedi il caso del parlamentarismo rivoluzionario. Quindi, nel partito, diciamo oggi, “non c’è più niente da decidere” ed è possibile proteggerlo dalle influenze del borghese e piccolo borghese ambiente esterno non con la contesa fra frazioni ma con il semplice studio collettivo della dottrina e con l’indagine e la valutazione dei fatti del passato e del presente.

Secondo aspetto, questa “lotta”, già per Lenin, non può nel partito sano essere condotta “con ogni mezzo”, anche “disonesto”, ma deve essere «fissata in una forma ben precisa, che il partito impari di più e i nostri successori ne traggano molta più esperienza; questa forma si crea esclusivamente rendendo note le cose al partito». Ne segue il rifiuto che si possa mentire al partito.

Un testo quindi questo della Lettera che è un caposaldo della nostra dottrina, nel quale oltre al rigore teorico e tattico è ravvisabile la passione del comunista.




Lenin sul cammino della rivoluzione
Conferenza alla Casa del Popolo di Roma, 24 febbraio 1924

Il brano che segue è una piccola parte della conferenza pubblica tenuta da un rappresentante della Sinistra a pochi giorni di distanza dalla morte di Lenin. Fu riprodotta in “Prometeo” n. 3, del 15 marzo. Nel testo è esemplarmente collocato il ruolo e l’importanza nel processo rivoluzionario dei singoli, soprattutto quando compagni di particolare valore. La rivoluzione potrà domani anche fare a meno di personalità di eccezione, per quanto preziose quando esistono, per la direzione del processo rivoluzionario.




 – Appunti per le tesi sulle questioni di organizzazione
“Il Programma Comunista” n. 22, novembre 1964

Questi “Appunti” furono raccolti sul finire del 1964 come base storica dei tre corpi di tesi sul centralismo organico che sarebbero stati pubblicati nel corso degli anni 1965 e 1966. Questi ultimi, più volte ristampati e citati, sono una lettura fondamentale per ogni compagno al fine di una corretta comprensione del modo organico di funzionare del Partito.

Gli “Appunti” invece hanno avuto minore diffusione. In questa sede ci pare quindi utile la loro ripresentazione in quanto dimostrano come il Partito ha tratto la lezione sulla sua organizzazione sia dal confronto con Lenin e l’Internazionale sia dal bilancio della sciagurata esperienza della controrivoluzione staliniana.

Il lettore noterà come il “centralismo democratico”, accettato per disciplina e omogeneità all’interno dell’Internazionale, fosse solo uno strumento per affermare il centralismo tout court, principio che all’epoca era importante difendere nei confronti di movimenti e partiti che tale principio non applicavano.

La centralizzazione, secondo le parole di Lenin stesso, non deve essere formale ma basata su una attività permanente e comune.

Obiettivo della Sinistra, allora e a maggior ragione oggi, fu, con l’inserimento dell’aggettivo “organico”, quello di cancellare per sempre la parola “democrazia” dal dizionario del partito della classe operaia, certi che questo sarebbe stato l’obiettivo anche di Lenin se le condizioni storiche l’avessero consentito, come d’altronde emerge dal lavoro di partito cui questi “Appunti” sono allegati.